via Alessandrini 19/d
40126 Bologna
tel. 051.247410
Un'altra Adunata in un locale del centro di Bologna, ma stavolta i sapori sono ben lontani dalla tradizione locale: qui le specialità offerte sono tutte provenienti dall'Urbe. Aroma de Roma è stato segnalato come locale tipico dalla Regione Lazio e dal 2004 è presente nella guida del Gambero Rosso.
Appena accomodati sotto la divisa di capitan Totti, dalla maglia ai calzettoni, appesi ad un cavo teso tra le pareti del locale, piene di svariati souvenir romani, abbiamo rischiato di venire scoperti dall'oste, il sor Michele, a causa dell'ostensione del Sacro Calibro. Alla domanda se appartenessimo ad un generico posticcio "Club dei Maiali" abbiamo assentito e, passato il pericolo, ci siamo dedicati tranquillamente al menu. L'offerta prevede due menu degustazione, da 35 e 40 euro (vini esclusi), ma abbiamo preferito scegliere le singole portate, tutte col loro nome romanesco.
Gli antipasti proposti richiedevano almeno un assaggio e così abbiamo provato. Non potevamo trascurare i fiori di zucca fritti, ripieni di acciughe e mozzarella, grandi, sostanziosi, croccanti e saporiti, pur se la zucchina è fuori stagione, certamente buoni. Un po' deludente invece la panzanella alla romana (un tortino di pane bagnato e pomodoro), purtroppo penalizzata dai pomodori, decisamente poco saporiti perché anch'essi fuori stagione, e dall'olio che invece di dare profumo al tutto si è limitato ad ungere.
Un vino laziale ha accompagnato tutta la nostra serata: il Rubillo Cesanese, IGT 2007. Vino giovane e lieve, spavaldo ma di limitata sostanza, buono, ma non certo raffinato. Per dirla col Mysophormoticus, "littorio", in omaggio alle origini laziali del vitigno Cesanese. Occorre precisare che questa bottiglia, consigliataci dal sor Michele, era una delle più accessibili della carta dei vini, che mediamente proponeva vini, tutti laziali, dai 18€ in su, con poche eccezioni.
Tornando alle cibarie, i primi piatti sono stati tutti molto apprezzati: i tradizionali bucatini all'amatriciana, bucatini cacio e pepe,
tonnarelli al sugo di coda e la ricetta della casa: i profumatissimi bombolotti all'Aroma de Roma, con condimento a base di broccoli, fave, pomodoro, pinoli e rosmarino.
Si prosegue in crescendo con i secondi. La coda alla vaccinara, servita in generosa porzione, è da 10 e lode, con il suo sugo denso già apprezzato insieme ai tonnarelli. L'abbacchio,
i saltimbocca, la trippa: tutte ricette classiche del repertorio romano, che non starò a descrivere nel dettaglio, cucinate con sapienza e ben lontane da sapori "turistici".
Sughetti e carni avevano aroma e tenerezza gradevolissimi ai nostri palati. Ad un livello inferiore sono state le bracioline d'abbacchio fritte, che avevano perso la morbidezza originaria della carne.
Il delicato e croccante carciofo alla Giudìa ha ben accompagnato tutti i secondi.
Per concludere, un budino alla menta ricoperto di cioccolato, dove la menta aveva forse un sapore troppo marcato, tanto da dare un che di artificiale al tutto, ed un caffè fatto con la moka.
Segnaliamo anche la straordinaria grappa Montiano, di Merlot in barrique, e, per gli appassionati, la sambuca servita con chicchi di caffè tostati.
La promessa di un "aroma de Roma" è stata mantenuta, con nostro grande piacere, ma alla fine il conto è stato piuttosto sostanzioso: 40 euro a testa considerando che solo primo e secondo sono stati consumati da tutti i commensali.
Come invece ci insegna il Fabrizi, quella romana è una cucina povera.
La romanella
(Aldo Fabrizi)
I.
Mi' nonna, benedetta indò riposa
se comportava come 'na formica
e puro si avanzava 'na mollica
l'utilizzava per un'antra cosa.
Perciò er dovere primo d'ogni sposa,
pure che costa un'oncia de fatica,
è d'esse' sempre, alla maniera antica,
risparmiatrice, pratica e ingegnosa.
Si avanza un po' de pasta, mai buttalla:
se salta co' un po' d'acqua solamente,
pe' falla abbruscolì senz'abbruccialla.
E la riuscita de 'sta Romanella
che fa faville e che nun costa gnente
dipende da 'na semplice padella.
II.
Mo' l'urtima invenzione è 'na padella,
che quello che se côce poi se stacca,
mastice, pece, colla e ceralacca,
se rivorteno come 'na frittella.
'Sta novità sarà 'na cosa bella,
ma, dato che la pasta nun s'attacca,
in pratica sarebbe 'na patacca
perché dev'esse' mezz'abbruscatella.
Vedete, er gusto nun dipende mica
dar fatto che diventa più odorosa,
ma dar sapore de padella antica.
E detto questo, porca la miseria,
fo a meno della chiusa spiritosa,
perché 'sto piatto qui è 'na cosa seria!
Segretario: Oeconomicus
Maestro di Cerimonia: G.M. Eurhythmicus
Membri presenti: Mysophormoticus, Synthaeticus, Thysicus
domenica 15 febbraio 2009
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3 commenti:
Mi ha incuriosito, e dire che molti ne parlano maluccio...a questo punto dovresti provare la trattoria del volo a vela e dirci dove si mangia meglio.
Io ne avevo sentito parlar bene, eccetto che per il prezzo. Rispetto ad esempio al "Quanto basta", un altro locale con cucina romana a Bologna (via del Pratello), di cui forse un giorno scriveremo, ci è sembrato migliore, in particolare su alcuni piatti come la coda.
Grazie per la segnalazione del Volo a Vela, comunque!
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