lunedì 20 aprile 2009

Antica Trattoria La Piazza

di Polidori R. & C.
via Piazza 6
40036 Montorio di Rioveggio (BO)
tel. e fax 051 6777644
www.lapiazzatrattoria.com
info@lapiazzatrattoria.com

Chiuso il lunedì



Adunata domenicale per i Tagliapietre che, in ragione del dì festivo, ha visto la partecipazione dei rispettivi affetti - quali più, quali meno familiari -, del candido solfato di calcio idrato a tener salde le radici dell'arboreo Paerthycus e d'un'uggiosa umidità, carro trionfale per l'indomata antonomastica infermità privante il consesso del già moribondo Thysicus.

Più numerose del consueto, dunque, le pietanze.

Fra i primi meno graditi i paccheri con melanzane e formaggio di fossa, dal sugo esageratamente blando, poco ristretto e corposo per supportare un fossa a propria volta troppo temperato per meritare tale nome,





e le rosette, il cui ripieno di scamorza e prosciutto cotto è stancamente soccombuto al quanto mai inopportuno ragù.







Graditissimi al contrario i restanti tre primi di casalinga mano: gli gnocchetti con speck e radicchio (quale radicchio non è dato sapere), dal condimento delicato e tollerante verso la buona e sensibile patata dell'impasto,





i tortelloni di fine e rugosa sfoglia, in cui lo speck piacevolmente poco abbrustolito lascia il giusto spazio ad una pur buona ricotta vaccina,






e la gramigna con broccoli ancora verdi ed integri, non straziati da lunghe inutili cotture, e ricotta salata, con poco adeguato peperoncino, prelibatezza, questa, che mai avrebbe potuto sfuggire al di poi plaudente, littorianamente radicato appetito, prossimo all'Ara più fulgente della nostra tradizione gastronomica, di Donna Assunta.



Il bouquet dei secondi include pochi petali avvizziti, rivelando sotto di essi bocciuoli di conturbante bellezza. Le ottime carni d'una tradizionale tagliata al sale grosso






e del carpaccio affumicato, florilegio di sottili delicate fettine di manzo, vengono punite da un olio messapico abiettamente canzonatore che mena vanto d'una "spremitura a freddo" (vorrò dedicare alcune righe all'opera di demolizione definitiva di siffatto ossimoro. Sia detto tutto: olio pessimo!).




Le costoline d'agnello ai ferri, ricche del proprio dovuto grasso, si presentano ottimamente grigliate, ma con un sapore timoroso.

Una faraona dall'originale presentazione a medaglione sormontato da copiosissimi riccioli di cipolla fritti ancora sgrillettanti,







ed un grande stinco di maiale rosolato e succulento affiancato da una cornucopia di parmigiano traboccante di verdure miste saltate con olio, stendono il tappeto rosso al re dei secondi, alla rosa del mazzo,





la sella di coniglio con crema di olive e delle stesse olive farcita: un piatto, oltre che eccellente, d'eccellente eleganza, grazie ad una congiuntura d'ingredienti davvero straordinaria. Niente di altrettanto originale nelle verdure e patate di consueto contorno.





Fin qui, il compito di mondare i palati è stato affidato ad un vino della casa che avrebbe ricostituito la salute del membro infermo: quel retrogusto da sciroppino di cipolline in agrodolce avrebbe debellato la tisi più ardita. Quei secondi avrebbero invece meritato una diversificazione di vini autentici, un bianco strutturato per faraone e conigli ed un rosso di corpo per stinchi e tagliate; e, perché no, rimanendo in regione con un Sauvignon dei Colli Piacentini ed un Sangiovese di Romagna Superiore.

Fra i dolci, una torta di cioccolato, casalinga ed onesta, una zuppa inglese - immancabile banco di prova - con una crema che è crema d'uovo (e non smanceroso budino) ed un cioccolato povero di cacao per essere amaramente incisivo come atteso,


un semifreddo di mascarpone con sottostante stracciatella e sovrastante cioccolato (tanto buono da riportare alla mente quello di mamma Giuliana) e, punta di diamante, un budino di mandorle, granuloso e soffice, non spumoso e mai stucchevole, ricoperto da supremo e virtuoso zabajone.




Un caffè ricco di aromi precede una grappa principesca: una Roner Gold dell'Alto Adige (provincia di Bolzano), distillata da un insieme di vinacce originarie di vitigni quali Gewürtztraminer, Schiava e Pinot Nero ed affinata in botti di rovere. A dir poco, indimenticabile.

Spesa: circa €28,50 a testa.

La trattoria, in tutto il proprio squisito calore, si situa in un graziosissimo paesello dell'Appennino emiliano, meta ideale per una gitarella fuori porta.


Segretario: Mysophormoticus
Maestro di Cerimonia: G.M. Eurhythmicus
Membri presenti: Oeconomicus, Paerthycus

3 commenti:

Eurhythmicus ha detto...

Lode al recensore!
Noto (naturalmente) l'assenza del giudizio in martellini.
Propongo un giro di mail per porre rimedio a tale mancanza.

Tornando alla recensione fonti ben informate mi hanno riferito che la faraona risulti essere il 'piatto forte' del ristorante, molto conosciuto.

Paerthycus ha detto...

Applusi a scena aperta per l'ottimo Mysophormoticus!

Eurhythmicus ha detto...

Aggiungo un post per far notare come, dietro al Divin, si notino parte delle sagome dei presenti. Come non apprezzare la sagoma di Donna Sofia, proprio accanto alla faraona di cui sopra!!!